Felice Levini. Ottavo giorno

Secondo appuntamento della Galleria Accademia Contemporanea, la mostra personale Ottavo giorno dell’artista Felice Levini – realizzata in collaborazione con Zerynthia, Associazione per l’Arte Contemporanea OdV – veste la navata dello spazio neoclassico di Pietro Camporese il Giovane (XIX sec.), aprendo una riflessione densa e dinamica sul desiderio contemporaneo di equilibrio, stabilità e sicurezza.

Inserendosi teatralmente negli spazi della Galleria, l’artista mette in scena il proprio microcosmo artistico nella cassettiera Torre di Babele balbuziente, circondata dagli otto guardiani di Ottavo giorno vestiti del tipico squamato delle corazze romane sormontato da un copricapo. Ieratiche e sospese nei filari di colonne, le figure vegliano, come moderni titani, sulla cassettiera al fine di proteggerne l’ordinato caos che vi regna all’interno.

Facendo riferimento al giorno della nuova creazione, l’ottavo, riletto come vero giorno di riposo della Genesi, Levini salda la scena all’interno di queste otto figure, bilanciando l’equilibrio spaziale della galleria e racchiudendola in un perimetro sacro centrato sul suo micro-universo ligneo.

Numero atomico dell’ossigeno, numero magico della fisica nucleare, l’8 torna con costanza nella nomenclatura di asteroidi e satelliti, oltre a indicare la somma dei principali pianeti del Sistema Solare, ponendosi come numero dell’equilibrio cosmico in diverse culture sia orientali che occidentali.

Il vastissimo orizzonte multiculturale nel quale si muove questo simbolo, nato in Occidente come rappresentazione dell’Infinito della cultura pagana, arriva fino in Oriente per individuare il numero delle forze della natura generate dalla contrapposizione fra Yin e Yang. Recuperato dalla religione cristiana per indicare il giorno della resurrezione, ritroviamo questo numero anche nelle cupole di numerose chiese medievali, dove l’ottagono, per la sua capacità di aderire al cerchio, finisce per rappresentare la volta celeste.

Una fortuna filologica che raggiunge presto la cultura popolare, nella quale il numero è facilmente riconducibile al gioco degli scacchi e alla Rosa dei Venti, ma trova applicazione anche nei Tarocchi, dove simboleggia la Giustizia, e nella smorfia napoletana, nella quale indica la Madonna.

Queste le ragioni che portano l’artista a rifugiarsi nell’archetipo dell’equilibrio, cercando ironicamente protezione fuori dalla razionalità, votandosi a un arcaico sapere che sarà forse in grando di creare nuovi equilibri.

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