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di Alberto Del Genio
I muretti a secco sono stati realizzati verosimilmente dai contadini sin dalle origini della agricoltura. Infatti per rendere più agevole la coltivazione dei terreni le pietre sparse sul terreno sono state accumulate all’inizio ai bordi dei campi prescelti per coltivare.
Verosimilmente è venuta poi spontanea l’idea di utilizzare queste pietre per costruire dei muri al fine di delimitare il territorio, ma anche per evitare l’intrusione di estranei o di animali selvatici.
Successivamente, quando è iniziato l’allevamento degli animali, sono stati costruiti per evitare il loro allontanamento; poi, con il tempo, si è pensato di realizzare dei recinti per dividere i vari animali, per segregare quelli malati o le partorienti ed i neonati.
Se le mura ciclopiche megalitiche, realizzate con estrema maestria con pietre che solo i ciclopi si pensava avessero potuto innalzare, considerata la grandezza dei blocchi impiegati, sono state datate al 4500 A.D., è verosimile che i muretti a secco, certamente di più semplice realizzazione, siano stati costruiti molto prima, forse in epoca molto più vicina ai 7000 AD, data dell’inizio della coltivazione dei campi, come da recenti ricerche effettuate.
Ma cosa si intende per muretto a secco? E’ un muro costruito con sole pietre ben incastrate tra di loro in modo da avere una buona stabilità, senza impiego di malta o sostanza leganti, ma al massimo un po’ di terreno asciutto. La tecnica di costruzione è molto semplice: si avvale di strumenti manuali di uso comune come pale, zappe, picconi, martelli pesanti, mazze, fili di piombo.
Si inizia la costruzione con la realizzazione di un solco nel terreno prescelto per tutta la lunghezza del muretto da realizzare; la larghezza del solco deve essere di 50 cm per un muretto previsto di 1 metro di altezza, per misure superiori deve essere di almeno 60 cm.
Si posano delle pietre grandi ai lati del solco, un po’ al di sotto del piano di calpestio; la parte centrale viene riempita con pietre più piccole.
Si inizia quindi ad innalzare il muretto, utilizzando pietre che vengono sagomate di volta in volta con un martello pesante in modo da poterle fare combaciare il più possibile l’una con l’altra. Negli spazi vuoti che possono risultare, si introducono eventualmente delle pietre piccole al fine di aumentare la stabilità che avviene essenzialmente per gravità. A tal fine il muro deve avere una pendenza del 10% per muri alti 1 metro, mentre per misure maggiori si può arrivare fino al 20%.
La parte più alta del muro viene ricoperta di terra o meglio con pietre pianeggianti per una larghezza di circa 30 cm. Nel Salento, la sommità del muretto viene completata spesso con una fila di pietre grandi, di forma e misura simili, anche al fine di aumentare ulteriormente la stabilità.

La modalità di assembramento delle pietre varia da un contadino all’altro a seconda degli insegnamenti ricevuti, dalla capacità tecniche personale, dal materiale disponibile e dal tempo che si vuole impiegare. Il risultato estetico può variare anche di molto sino a raggiungere a volte risultati di straordinaria bellezza.
Con il tempo poi sono stati utilizzati nei territori declivi al fine di creare terrazzamenti utili per rendere coltivabile il territorio. Una volta costruito il muretto lo si riempie alle spalle per tutta la sua lunghezza con terreno preso altrove; al livello superiore raggiunto dal terreno riportato, lasciando una pendenza di circa il 3% al fine di far defluire le acque piovane, si costruisce un ulteriore muretto per creare un altro terrazzamento proseguendo verso l’alto sino a raggiungere il livello desiderato. Quest’ultima tipologia è stata utilizzata in Italia in varie località. Sono particolarmente famosi i terrazzamenti della penisola Sorrentina che hanno consentito la coltivazioni dei limoni di Amalfi e la produzione dell’olio D.O.P. della penisola Sorrentina.
I terrazzamenti si sono dimostrati particolarmente utili perchè stabilizzano i pendii evitando il dilavamento dei terreni e le frane, e creando superfici utili per la agricoltura. Sono risultati poi fondamentali per il mantenimento della biodiversità. Sono stati addirittura definiti come “corridoi ecologici”, permettendo il passaggio di insetti o piccoli rettili come bisce e lucertole che aiutano l’ambiente sano. Tra le pietre poi e a ridosso dei muretti cresce una vegetazione spontanea, che creando un particolare microclima, aiuta le colture a superare la siccità e il caldo nei mesi estivi, anche grazie al fenomeno della condensazione della umidità notturna sulle pietre stesse.
Nel 2018, l’Italia con la collaborazione di Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Slovenia, Croazia e Svizzera ha ottenuto il riconoscimento UNESCO nella rappresentativa del patrimonio immateriale per l’arte del muretto a secco.
I muretti a secco sono una ennesima testimonianza delle capacità umane di adattarsi alla natura, di migliorarla e di proteggerla utilizzando solo materiali presi sul posto, basandosi soltanto sulla esperienza maturata negli anni dai propri predecessori.